Beth Richardson: The grace of the everyday
Oggi abbiamo il piacere di intervistare Beth Richardson, la cui arte è in grado di mettere in discussione il nostro punto di vista sulla realtà quotidiana, infondendole quel tocco di magia e spensieratezza che ha reso il suo stile celebre in tutto il mondo.
Tra i soggetti preferiti della tua arte ci sono oggetti ordinari e quotidiani, di cui esplori le caratteristiche umane attraverso una composizione pittorica molto particolare e l'uso di campiture di colore piatte e solide. Ci racconti come sei arrivata a sviluppare la tua poetica e il tuo stile così riconoscibili?
Credo che si possano trovare cose straordinarie nell'ordinario. I miei dipinti incoraggiano lo spettatore a riconoscere e indagare gli oggetti semplici e quotidiani che abitano il nostro mondo. Questi oggetti sono spesso significativi dal punto di vista autobiografico, ma anche, se estrapolati dal contesto della nostra vita frenetica, raccontano storie a sé stanti. Lo spettatore è invitato a entrare nella storia e a riflettere sui propri mondi interni ed esterni, liberi dalle costrizioni di ciò che è noto.
Nelle tue tele le prospettive sono inclinate e mettono lo spettatore di fronte a uno sconvolgimento del suo punto di vista. Cosa vuoi trasmettere attraverso questo "straniamento positivo" e questo senso di sorpresa rispetto alla "vita quotidiana"?
È facile, quando pensiamo di conoscere un soggetto, non guardare oltre. Spesso mi sorprendo quando vedo qualcosa di familiare sotto una nuova luce. Può fermarmi sul nascere. Entro in un mondo di immaginazione dove tutto è possibile. Mettere in discussione le nostre prospettive e percezioni può essere uno strumento per aprirsi a nuovi mondi di esplorazione e comprensione.
Gli oggetti dei miei dipinti sono ambigui: il piano di un tavolo è un orizzonte, vasi e barche sono inclinati per rivelare vuoti, buchi neri, porte verso altri mondi. Prendendo un oggetto familiare e sfidando il modo in cui lo vediamo, usciamo dall'ordinario per entrare nello straordinario.
Parliamo della tua ultima produzione, in cui esplori l'interazione dei suoi soggetti all'interno di una natura lussureggiante ed esotica - ispirata a Gauguin? - in cui gli oggetti quotidiani e gli interni domestici si fondono con il mondo naturale selvaggio. Puoi raccontarci della ricerca che ha portato a questa declinazione stilistica?
Ho già accennato alla natura autobiografica dei miei dipinti. Gli oggetti domestici spesso simboleggiano il mio percorso personale. Sto riscoprendo il paesaggio selvaggio della Cornovaglia dopo essere stata per 12 anni nella campagna portoghese e l'impatto che questo trasferimento ha avuto sulla mia vita è enorme. Le tele sono piene e audaci. L'ispirazione viene da nuovi spazi e luoghi: dai giardini di campagna inglesi agli spazi abbandonati, i ricordi del passato e i sogni del futuro si mescolano ai colori e alle forme e intraprendono un viaggio a sé stante.
Ho sempre ammirato il lavoro di Gauguin. Il modo in cui le sue composizioni dirigono una narrazione, il modo in cui i suoi colori fanno sentire l'emozione di nuovi paesaggi e persone.
I miei dipinti si evolvono senza un'immagine o una composizione preconcetta. Sono entusiasta del processo di improvvisazione; i dipinti iniziano con una cosa sola, poi si costruiscono con strati di colori, forme e relazioni tra gli oggetti. Esploro gli estremi della tela come se stessi esplorando un nuovo paesaggio. La composizione viene rivista man mano che emergono nuove idee. La composizione finale non solo riecheggia un viaggio, documentando l'esperienza come un processo, ma esplora il mondo nascosto dell'inconscio rivelando immagini e storie che possono continuare a sfidare il mio modo di vedere il mondo.